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CARMEN DI GIULIO


           
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21 - SETTEMBRE

Brilla Settembre su rami di more
e sopra lunghi filari di viti.
Fra i viali e nei giardin s’indugia il sole
in una mite e languida carezza;

sussurra il vento tremule parole,
palpita tra le foglie con dolcezza.
L’Estate si riposa dalla festa
e gli ornamenti suoi, stanca, depone

l’un dopo l’altro, sospirando piano
e cielo e terra sembrano in attesa;
fragile intanto giunge di lontano
l’eco di un canto che in sua difesa

ognora sa trovar la gioventù
contro il volger del tempo e le stagioni.
Impallidisce l’erba e il verde cede
all’oro, che sopra i campi s’adagia

e nei vigneti e fulvo riso diede
alle pannocchie. Nel turchin randagia,
come i nostri pensier, va qualche nube
d’abiti estivi ancora rivestita.

Salgono su le prime nebbioline
dalle valli, cineree barriere,
tra le autunnali fumide mattine
tra le stellate cristalline sere.

E il mondo fascia un’ombra di mestizia
con cui larva di sogno si confonde!
Beve l’anima gli ultimi sorrisi
di luci estive, di colori accesi

e fior nel cuor sbocciano improvvisi;
fugace fioritura! Perché resi
presto saranno i petali vistosi
al vasto regno delle vane cose.



21 - SETTEMBRE
Anche in questi versi traspare l’amore e il profondo legame che Carmen conservò, per tutta la vita, con la sua terra. I colori e le immagini che osserva, nell’autunno ormai imminente, sono quelli del suo luogo natio, ancor più accesi e vividi di quelli della città costiera in cui visse la gran parte della sua esistenza. La descrizione è sempre pittorica, molto aderente al vero, quindi per nulla orientata all’astrattismo. Qualunque osservatore potrebbe immediatamente riconoscere quei luoghi, dalla sua dettagliata descrizione e, soprattutto, emotivamente partecipata. Viene da pensare alle tante volte in cui Carmen, sicuramente, ha vissuto pienamente quella dimensione spaziale e temporale, corrispondente alla sua terra com’era allora, magari in occasione di passeggiate, di gite vere e proprie nei dintorni della sua Banzi, a raccogliere more o altri frutti spontanei della terra. A Lei, studentessa, era risparmiato il duro lavoro dei contadini che, a motivo della fatica, troppo facilmente danno per scontate quelle visioni. E’ questo, anche, il ruolo del poeta: rendere visibile ciò che l’occhio poco attento considera quasi banale e, che, quindi, non vede. Carmen, in questo ruolo, riesce molto bene.


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